“I think there are two types of writers, the architects and the gardeners. The architects plan everything ahead of time, like an architect building a house. They know how many rooms are going to be in the house, what kind of roof they're going to have, where the wires are going to run, what kind of plumbing there's going to be. They have the whole thing designed and blueprinted out before they even nail the first board up. The gardeners dig a hole, drop in a seed and water it. They kind of know what seed it is, they know if planted a fantasy seed or mystery seed or whatever. But as the plant comes up and they water it, they don't know how many branches it's going to have, they find out as it grows. And I'm much more a gardener than an architect.” George R.R. Martin. As I am still at the beginning of my writing career (although I have already written a lot in my life, a lot, but without ever publishing anything), I now find myself wondering what kind of writing suits me best. That is, what kind of writing do I want to experiment with? What do I want to devote my time and dedication to? While searching the internet for something to give me food for thought, I come across this quote by George R.R. Martin. And it was exactly what I was looking for! It often happens when you want something really and from the Heart. Until now, I have always written about very personal things. Writing has been my lifeline, the lifeboat on which to cling so as not to drown. The home still to be built. The foundation to be laid. The inner book to consult. The oracle to be investigated. The confession to be released. The memory to be restored. It was all this and much more. My personal pharmacy. The tranquilliser on the bedside table. The confidential confessional. The ruthless mirror. The private toilet. All very, very personal. It helped me to grow, to understand, to heal, to overcome, to deepen, to resolve, to question, to vent, to investigate, to accuse, to create, to cry. And sometimes also to laugh. How many notebooks will I have torn up? thrown away? not re-read? burned? So many. I often write in those meant for school. Ordinary notebooks. Not beautiful at all. Just useful. I followed the advice of She whom I had chosen as my creative writing Guru, Julia Cameron, and wrote pages and pages just for the pleasure of it. Just for the pleasure of conversing with a paper that I knew I would not re-read and would rather throw away. It comforted me that I was doing much the same thing that Tibetan monks do with their wonderful mandalas every morning. They create beautiful, perfect, uncomparable ones. And then, when they are finished, with a sharp gesture of the hand, they sweep them away. Like this. Poof! Practising non-attachment is the way of those who wish to dedicate themselves to the Spiritual path. Today, however, I want to try to improve what I write. And to do that, I must maintain. Not creating attachment, but maintenance yes. And here I am.
So then… architect or gardener? I already know the answer: a smile breaks out when I read the second part of the quote. Mind you, it’s not that I don’t feel like an architect. Too much so! That’s why I choose the Gardener’s Path. Which is, after all, the same path as the High Priestess of the Tarot. Mysterious. Uterine. Slow and organic. You know what you plant, you already know the seed, as the author of the quote writes. You know what kind of plant will come out of it. But you do not know the form it will take. Developments will be unforeseen. Will its branches extend straight up into the sky? Or will it lean somewhere in search of the sun’s rays? Will it give many flowers? Or a few? Will it be male or female? Will it become too big for my garden? Will it need some pruning then? Or will I like the natural design of its body so much that I will keep it as it develops? And how long will it take to complete itself? There is the surprise. The mystery of the Unconscious making. Which is the same mystery of Life that unfolds on an apparently well known track but presents its unexpected turns year after year.
I choose to be a gardener to be surprised by the mystery of creativity.
In Italian
“Penso che ci siano due tipi di scrittori: gli architetti e i giardinieri. Gli architetti pianificano tutto in anticipo, come un architetto che costruisce una casa. Sanno quante stanze ci saranno nella casa, che tipo di tetto avranno, dove passeranno i fili, che tipo di impianto idraulico ci sarà. Hanno progettato e disegnato tutto prima ancora di inchiodare la prima tavola. I giardinieri scavano una buca, gettano un seme e lo innaffiano. Sanno più o meno di che seme si tratta, sanno se ha piantato un seme di fantasia o un seme misterioso o altro. Ma quando la pianta spunta e la innaffiano, non sanno quanti rami avrà, lo scoprono man mano che cresce. E io sono molto più giardiniere che architetto”. George R.R. Martin
Essendo ancora agli inizi della mia attività di scrittrice (anche se ho già scritto molto nella vita, moltissimo, ma senza mai pubblicare niente) mi trovo ora a domandarmi che tipo di scrittura mi sia più consona. Cioè, che tipo di scrittura voglio sperimentere? A cosa voglio dedicare il mio tempo e la mia dedizione? E ricercando su internet qualcosa che mi dia uno spunto di riflessione, mi imbatto in questa citazione di George R.R. Martin. Ed era, guarda caso, proprio quello che stavo cercando! Accade spesso quando si vuole qualcosa veramente e col cuore. Finora ho sempre scritto di cose molto personali. La scrittura è stata la mia àncora di salvezza, la scialuppa su cui aggrapparmi per non affogare. Il ritorno alla casa ancora da costruire. Le fondamenta da gettare. Il libro interiore da consultare. L'oracolo da indagare. La confessione da liberare. Il ricordo da risanare. E' stata tutto questo e molto di più. La mia farmacia personale. Il tranquillante sul comodino. Il confessionale riservato. Lo specchio spietato. Il gabinetto privato. Tutto molto, molto personale. Mi ha aiutata a crescere, a capire, a guarire, a superare, ad approfondire, a risolvere, a questionare, a sfogare, ad indagare, ad accusare, a creare, a piangere. E poi anche a ridere. Quanti quaderni avrò strappato, gettato, non riletto, bruciato? Tantissimi. Scrivo spesso su quelli che si comprano per le scuole. Quaderni ordinari, non belli. Solo utili. Seguivo il consiglio di colei che avevo scelto come la mia Guru di scrittua creativa, Julia Cameron, e ho scritto pagine e pagine solo per il piacere di farlo. Solo per il piacere di dialogare con un foglio che sapevo non avrei riletto e che anzi avrei buttato. Mi confortava che facevo più o meno la stessa cosa che i monaci tibetani fanno coi loro meravigliosi mandala ogni mattina. Ne creano di stupendi, perfetti, insuperabili. E poi, una volta finiti, con un gesto secco della mano, li spazzano via. Così. Puf! Allenarsi al non attaccamento è la via di chi vuol dedicarsi al percorso spirituale. Oggi però voglio provare a migliorare quel che scrivo. E per farlo, devo mantenere. Non creare attaccamento, ma mantenimento si. Ed eccomi qui. Dunque dunque.. architetta o giardiniera? Le risposta già la conosco: il sorriso si accenna spontaneo quando leggo la seconda parte della citazione. Intendiamoci, non che io non mi senta architetta. Anche troppo! E' per questo che scelgo il percorso della giardiniera. Che poi è lo stesso percorso della Papessa dei tarocchi. Misterico. Uterino. Lento ed organico. Sai quel che pianti, il seme lo conosci già, come scrive l'autore della citazione. Sai qual'è il tipo di pianta che ne potrà uscir fuori. Ma non ne conosci la forma che prenderà. Gli sviluppi saranno imprevisti. I suoi rami si estenderanno dritti verso il cielo? o si inclinerà da qualche parte alla ricerca dei raggi solari? Darà molti fiori? O pochi? Sarà maschio o femmina? Diventerà troppo grande per il mio giardino? E allora sarà necessario potarla, la pianta? O il disegno naturale del suo corpo mi piacerà talmente tanto che la manterrò così come si svilupperà? E quanto ci metterà a completarsi? C'è la sorpresa. Il mistero dell'opera dell'Inconscio. Che è poi lo stesso mistero della vita che si sviluppa su un binario apparentemente noto ma che immancabilmente presenta i suoi imprevisti anno dopo anno. Scelgo di essere giardiniera per sorprendermi del mistero della creatività.