Gabriella when she was little She thought that other people didn’t like her. But she didn’t even think that other people were capable of judging. She was a more gifted child, let’s say. Because at nine years old she had read what other people read and in I don’t know how many years. She had found a trunk in the house with lots of old books. Very old books. And she had devoured them. But oh God, more gifted… to say it all, she read a lot because she had nothing else to do. She read because it distracted her from the sad reality of her family. But let’s say that at least she acquired some culture. Which she then threw away, because it’s useless. But she acquired it. And no one noticed. She heard the teachers talking and thought “but these are ignorant!” “they don’t know anything!”. They talked about the ancient Romans or the ancient Egyptians and she knew more than they did. And she thought: but these are ignorant! Worse than my parents! And she was aware that she knew more things than the others knew. But She didn’t show it off because She didn’t think it was a good thing. Because her parents complained. At least her mother, especially, complained that the little girl read. She said she would go blind, that she would become stupid because she was always reading. And so she didn’t think it was a good thing. But she expected people to be more cultured. The ones who were supposed to teach her, at least. And they weren’t. And so she lost faith in her parents first, and then in her teachers. Because she saw that people didn’t know how to explain anything to her. Not in terms of culture, nor especially in terms of ideas. And yet she thought she wasn’t liked. So she stayed tucked away in her place. And all the people who haven’t been accepted and think they aren’t liked, stay tucked away in their place. Because this doesn’t allow you to feel okay. Now, feeling okay is different for everyone. There are those who want to be beautiful, there are those who want to be intelligent, there are those who want to be good… Depending on your own predispositions. She didn’t aspire to be beautiful so much as to be intelligent. But no one recognized this intelligence in her. It’s true that She wasn’t show it off, but they didn’t ask for it either. Because the teachers only cared about her studying the lesson. That the little girl had a very broad culture already at nine years old, didn’t matter to anyone. Or rather, it’s not that they didn’t care, they didn’t try to understand what was inside her. These people didn’t care about knowing what was inside others. They cared that she had studied the lesson, fullstop. Gabriella remembers when She was studying the Divine Comedy (when she was studying it at school, because she already knew it. At nine years old She had read the whole of Inferno and his author by heart). And once, after reading a passage in class, she allowed herself to criticize Dante. “Who allowed you to criticize Dante!?” She was said. And the teacher, instead of telling her, I don’t know, “your criticism is not accurate” said instead “you cannot allow yourself to criticize. You must only report the criticisms made by others.” And the little girl said “but why, I have a brain. Can’t I criticize?” “No, you can’t.” And then she understood that school was a gross. And it was.
quand’era piccola pensava di non piacere agli altri. Però non pensava nemmeno che gli altri fossero in grado di giudicare. Era una bambina più dotata, diciamo. Perché a nove anni aveva letto quello che altri leggono in non so quanti anni. Aveva trovato un baule dentro casa con tantissimi libri antichi. Libri molto vecchi. E se li era divorati. Ma Oddio, plus dotata… in realtà leggeva molto perché non aveva altro da fare. Leggeva perché così si distraeva dalla realtà triste della sua famiglia. Però diciamo che almeno ha acquisito una cultura. Che poi ha buttato via, perché non serve a niente. Però l’ha acquisita. E non se ne accorgeva nessuno. Sentiva le maestre che parlavano e pensava “ma queste sono ignoranti!“non sanno nulla!”. Parlavano degli antichi romani o degli antichi egizi e lei ne sapevo più di loro. E pensava: ma questi sono ignoranti! Peggio dei miei genitori! Ed era cosciente di sapere più cose di quelle che sapessero gli altri. Ma non ne faceva sfoggio perché non pensava che fosse una cosa bella. Perché i suoi genitori si lamentavano. Almeno sua madre, soprattutto, si lamentava che la bambina leggesse. Diceva che sarebbe diventata cieca, che sarebbe diventata stupida perché stava sempre a leggere. E quindi non pensava che fosse una cosa bella. Però si aspettava che la gente fosse più colta. Quella che doveva insegnare a lei, almeno. E non lo era. E quindi perse fiducia nei suoi genitori prima, e nei suoi miei insegnanti poi. Perché ha visto che la gente non sapeva spiegarle nulla. Né come cultura, né soprattutto come idee. Eppure lei pensava di non piacere. Per cui se ne stava rincantucciata al posto suo. E tutta la gente che non è stata accettata e pensa di non piacere, se ne sta rincantucciata al posto suo. Perché questo non permette di sentirsi a posto. Ora, il sentirsi apposto per ognuno è diverso. C’è chi vuole essere bello, c’è chi vuole essere intelligente, c’è chi vuole essere buono… A seconda delle proprie predisposizioni. Lei non ambiva tanto ad essere bella, quanto ad essere intelligente. Però questa intelligenza non gliela riconosceva nessuno. E’ vero che non la mostrava, ma neanche gliela chiedevano. Perché agli insegnanti stava al cuore solo che lei studiasse la lezione. Che la piccola avesse una cultura molto estesa già a nove anni, non importava niente a nessuno. O meglio, non è che non gli importava niente, non cercavano di capire che cosa ci fosse dentro di lei. A questa gente non importava di sapere cosa ci fosse dentro gli altri. Gli importava che lei avesse studiato la lezione. Gabriella ricorda di quando stava studiando la Divina Commedia (quando la stava studiando a scuola, perché lei già la conosceva. A nove anni si ero letta tutta l’inferno, e Dante se l’era quasi studiato a memoria). E una volta, dopo aver letto un brano in classe, si permise di fare una critica a al Sommo Poeta. Lei che si permetteva di fare una critica a Dante!? E l’insegnante, anziché dirle, non so, “la tua critica non è Esatta“ disse invece “tu non puoi permetterti di fare una critica. Tu devi riferire solo le critiche fatte dagli altri.“ E la bambina disse “ma perché, io ho un cervello. Non posso fare una critica?“ “No, non puoi“. e allora capì che la scuola era una schifezza. E lo era.