Describe a time when you lost something of great emotional value to you, had it taken away or have had to let it go. How did you feel? Have you recovered from that? If yes, how? What lesson did you learn? Or couldn’t accept to learn?
I had a cat. Her name was Scruciola. I found her in the spring, behind a door of an apartment building in San Lorenzo. She was very small. And sick. She was skeletal, and secretions were coming out of her eyes. I was absentmindedly passing in front of that door that day, I don’t know why I looked inside. But I did. And I saw her. And when I saw her, I exclaimed: what a scruciola you are! Scrucioletto was a Roman expression I had already heard somewhere at some point in my life. It indicates a small and defenseless being. And that is what I had seen in her that day. Which was standing in front of a bowl full of food some good wishing condominium member, perhaps an out-of-town student, had placed there for her. But she wasn’t eating it. Probably too sick to do so. Instead, she looked at me with those big eyes full of pus and her little tilted head. It was as if she was asking me for something. Salvation perhaps. Or a little love. And so my heart of a twenty-three year old busy with her young life melted like ice cream in the sun. I didn’t think twice. I picked her up and took her to the nearest vet. She told me that any treatment was useless, that she would die anyway. “Give me the medicine!” I replied determined. And so I took her home. In my heart I felt that she would survive. Even if I was a little scared. And so it was. Scruciola lived with me for about another 11 years. They were very tender and fun years. I deeply loved that black and white spotted cat. It was as if we had merged into one being. She was the love of my life. Affectionate, rebellious, stubborn, thoughtful, pretentious, Queen of the house, adventurous cat. We lived in symbiosis until the day I had to put her down. I still feel sick just remembering it. She had developed a tumor in her nose. I tried everything to save her. Even removing it. But that rotting monster continued to expand despite all the care. And I had to let her go. The pain is too great even now that I write about it.
The days following her suppression were painful beyond words. And my mother, that difficult and cold woman, made everything even more difficult. I remember having to kick her out of my house. She wanted me at all costs to overcome the pain and immediately. So that I could focus all my attention on her again. A monster of selfishness, but this is another difficult chapter in my life that is not the time to open. Not now.
At that time I attended a gym, and one of the personal trainers, a man 15 years older than me, was giving craniosacral sessions. I asked him to give me one, because I was somatizing Scruciola’s death with contractures and cardiac arrhythmias. And from there everything began. Because of that deep pain, I pushed myself back into the arms of yet another narcissist in my life. Ettore did help me overcome the pain of losing my beloved Scruciola. Because he made me fall back into another dynamic, another personal hell that I already knew so well. I don’t want to reopen this chapter here. It’s not necessary. I can only say that there was a period in which I once again went from a relationship with a narcissist to a relationship with another narcissist. From nightmare to nightmare. Until I finally left for Auroville.
So, I haven’t really completely exhausted the grief for bereavement, the pain for her passing is still inside me.
Ours was a truly symbiotic relationship. A reader of Akashic records, a medium in short (how many fictitious names have been invented today for such an ancient profession) she once told me that hers was the incarnation of a Soul that has always been very close to me. Who knows. Maybe it’s pure fantasy. But the way I met that little kitten who seemed to be waiting for me behind that door was truly mysterious and magical. I could have gone straight ahead. I could have not turned to look at what was behind the glass of that door in San Lorenzo. And instead I did, that very day and in that very moment when the gaze of a gaunt and sick kitten had fatally crossed mine.
It was Scruciola who taught me love.
It is to her that I owe the brightest moments of a difficult life.
Thank you, my little one.
I miss you so much
Even today.
I love you.
And I still can’t say goodbye.
Avevo una gatta. Il suo nome era Scruciola. L’avevo trovata in primavera, dietro un portone di un condominio di San Lorenzo. era piccola piccola. E malata. era scheletrica, e gli uscivano secrezioni dagli occhi.stavo passando distrattamente davanti a quel portone, non so perché vi guardai dentro. Ma lo feci. E la vedi. E quando la vidi, esclamai: che scruciola che sei! Scrucioletto era un modo di dire romano che avevo già sentito da qualche parte in qualche momento della mia vita. Mi ricordava un Serino piccolo e indifeso. Ed era questo che avevo visto in lei. Che se ne stava di fronte ad una ciotola piena di cibo che qualche condomino, forse uno studente fuori sede, aveva posato lì per lei. Ma lei non mangiava. Probabilmente stava troppo male per farlo. Piuttosto, mi guardava con quegli occhioni pieni di pus e la testolina inclinata. Era come se mi chiedesse qualche cosa. La salvezza forse. O un po’ d’amore. E così il mio cuore di ventitreenne indaffarata nella sua giovane vita si sciolse come un gelato al sole. Non ci pensai due volte. la presi in braccio e la portai dal veterinario più vicino. Il quale mi disse che ogni cura era inutile, che sarebbe morta comunque.“ Mi dia le medicine!“ Le risposi determinata. E così la portai a casa. Nel mio cuore sentivo che sarebbe sopravvissuta. Anche se avevo un po’ paura. E così infatti fu. Cru cucciola visse con me per circa 11 anni. Furono anni molto teneri e divertenti. Amavo profondamente quella gatta a macchie bianche e nere. Era era come se ci fossimo fuse in un unico essere. Era l’amore della mia vita. Affettuosa, ribelle, testarda, premurosa, pretenziosa, regina della casa, avventurosa gatta. Abbiamo vissuto in simbiosi fino al giorno in cui l’ho dovuta abbattere. Mi sento ancora male al solo ricordo. Lei era venuto un tumore al naso. ho provato di tutto per salvarla. Anche l’asportazione. Ma quel mostro potrei putrefacente si espandeva nonostante tutte le cure. E l’ho dovuta lasciare andare. Un dolore troppo grande ancora adesso che ne scrivo.
I giorni seguenti alla sua soppressione Furono dolorosi fino all’inenarrabile. E mia madre, quella donna così difficile e fredda, rese tutto ancora più difficile. Mi ricordo di averla dovuta cacciare via di casa mia. Voleva tutti i costi che superasse il dolore e subito. Così da potere concentrare tutte le mie attenzioni di nuovo su di lei. Un mostro di egoismo, ma questo è un altro capitolo difficile della mia vita che non è il momento di aprire. Non adesso.
In quel periodo frequentavo una palestra, e uno dei personal trainer, un uomo più grande di me di 15 anni, faceva sessioni di cranio sacrale. Gli chiesi di farmi una seduta, perché stavo somatizzando la morte di Scruciola con contratture e aritmie cardiache. E da lì nacque tutto. A causa di quel dolore profondo, mi ricacciare nelle braccia dell’ennesimo narcisista della mia vita. Ettore sì che mi ha aiutato a superare il dolore della perdita della mia amata Scruciola. Perché mi ha fatto ricadere in un’altra dinamica, un altro personale inferno che conoscevo già bene. Non voglio riaprire qui anche questo capitolo. Non è necessario. Posso solo dire che si manifestò un periodo in cui sono di nuovo passata da una relazione con un narcisista ad una relazione con un altro narcisista. Da incubo in incubo. Finché non sono finalmente partita per Auroville.
Così, il lutto per cruccio non l’ho davvero completamente esaurito, il dolore per la sua scomparsa è davvero ancora dentro di me.
La nostra è stata una relazione veramente simbiotica. Una lettrice di registri Akascici, una medium insomma (quanti nomi di fantasia si sono inventati oggi per un mestiere così antico) Mi disse una volta che la sua era l’incarnazione di un’anima che mi è sempre stata molto vicina. Chissà. Magari è pura fantasia. Ma il modo in cui ho incontrato quella piccola gattina che pareva mi aspettasse da dietro quel portone è stato davvero misterioso e magico. Potevo tirare dritto. Potevo non girarmi a guardare cosa ci fossi dietro i vetri di quel portone di San Lorenzo. E invece l’ho fatto, proprio quel giorno è proprio in quel momento in cui lo sguardo di una gattina smagrita e malata aveva fatalmente incrociato il mio.
È stata Scruciola ad insegnarmi l’amore.
È a lei che devo i momenti più luminosi di una vita difficile.
Grazie piccola mia.
Mi manchi tanto
Ancora oggi.
Ti amo.
E non riesco ancora a dirti addio.