Lena was looking for a way to get out what was inside her. All the doubts and questions she had never given shape to because she was afraid of them. Frightened by the eventual lack of answers. She was twirling the pen between her fingers, doubting the writing exercises I had assigned her would be of any help to her. Then she looked up from her notebook and noticed a small painting hanging at the entrance to my house. There was a framed reproduction of the Fool from the RWS tarot deck. Who is that? She asked me. I explained to her that it was the Arcanum number 0 of the tarot. That it was called The Fool, but that he wasn’t really that crazy. I told her that that guy represents our Soul about to incarnate in a human experience. That he is perhaps about to jump off the cliff without looking inside under it. Instead, he entrusts himself with great serenity to Heaven, the Divine, who he knows will guide him in the fall into our World, where he will undertake the difficult uphill path of his next life. As I was saying these words, her eyes filled with tears. I stopped there and told her: write down whatever is coming up to you, just like that, looking at that tarot. I was careful not to tell her that this was the image that is usually used to work on the archetype of the inner child.
Lena cercava un modo per tirare fuori quel che aveva dentro. Tutti i dubbi e le domande a cui non aveva dato mai forma perché aveva paura di sentirsele rimbombare dentro. Spaventata dalla mancanza di risposte ancor prima di conoscerle. Rigirava la penna fra le dita, dubitava che gli esercizi di scrittura che le avevo assegnato l’avrebbero aiutata. Solleva allora gli occhi dal quaderno e per la prima volta si accorge di un piccolo quadro appeso all’ingresso della mia abitazione. Vi era incorniciato una riproduzione del Matto del RWS. Mi chiese: chi è quello? Le spiego che era l’Arcano numero 0 dei tarocchi. Che si chiamava Il Matto, ma che tanto matto poi non era. Le racconto che quel tipo lì rappresenta la nostra Anima in procinto di incarnarsi in un’esperienza umana. Che sta forse per saltare dal dirupo senza però guardarci dentro. Piuttosto, si affida con gran serenità al Cielo, il Divino, che sa lo guiderà nella caduta nel nostro Mondo dove intraprenderà il difficile cammino in salita della sua prossima vita. Mentre le dicevo queste parole, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Mi fermai lì allora, e le dissi: scrivi quel che ti viene, così di getto, guardando quel tarocco. Mi guardai bene dall’anticiparle che quella era l’immagine che di solito si usa per lavorare sull’archetipo del bambino interiore.